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sabato 18 aprile 2015

Pulsiossimetro

Buonasera a tutti,quella di oggi sarà una recensione un pò particolare,innanzitutto non è una collaborazione ma vi recensirò un acquisto.....siete pronte?





Sono sicura che conoscete questo piccolo apparecchio e sapete bene come e quando si usa...ma per chi non lo sapesse eccomi qui pronta a spiegarvi ....


Il pulsiossimetro (pulsossimetro o ossimetro o saturimetro) è un'apparecchiatura medica, che permette di misurare la quantità di emoglobina legata nel sangue in maniera non invasiva,non permette di stabilire però con quale gas è legata l'emoglobina,ma solo la sua percentuale.
Di solito comunque l'emoglobina lega l'ossigeno quindi  possiamo ottenere una stima della quantità di ossigeno presente nel sangue.
Solitamente, insieme alla misura indiretta dell'ossigeno, viene misurato anche il battito cardiaco (pulsazioni al minuto).
La sonda è composta da due diodi che generano fasci di luce nel campo del rosso e dell'infrarosso e da una fotocellula che riceve la luce dopo che i fasci hanno attraversato la cute e la circolazione del paziente.
L’emoglobina ossigenata, caratteristicamente, assorbe la luce in quelle determinate lunghezze d'onda. Conoscendo la quantità di luce iniziale e quella finale, l’apparecchiatura è in grado di calcolare la saturazione dell’ossigeno nel paziente (indicata con l'abbreviazione SpO2).
La sonda si applica generalmente in una zona pervasa da una circolazione superficiale, come il dito di una mano o il lobo di un orecchio, questo perché una circolazione posta troppo in "profondità" non può essere raggiunta ed attraversata dai fasci di luce e quindi la misurazione non può essere effettuata. Se si utilizza un pulsiossimetro con la sonda separata dall'unità di calcolo, è preferibile disporre la pinza con il cavo uscente verso il dorso della mano e non verso il palmo, in modo che questa possa essere chiusa senza che il cavo subisca pieghe eccessive, altrimenti è indifferente.
Ad ogni battito cardiaco è possibile visualizzare la saturazione dell'ossigeno, la frequenza e l'intensità del polso del paziente.
Il suo utilizzo è previsto sia nei reparti ospedalieri, sia sui mezzi di soccorso, in quanto è un dispositivo non invasivo (cioè non è necessario eseguire manovre o analisi che penetrino nei tessuti del paziente) ed è precoce nel riconoscere l'ipossia rispetto alle condizioni di cianosi, permettendo una diagnosi di desaturazione dell'ossigeno prima di gravi complicanze.
L'utilizzo è libero; di solito viene utilizzato sia da personale sanitario (medici ed infermieri ), sia da personale non sanitario addetto al soccorso.
Una misurazione fisiologica della saturazione si attesta tra:[1][2]
  • sopra il 96% sono considerati valori normali di O2;
  • tra il 95 e il 93% sono indicativi di possibili problemi di ossigenazione ovvero una parziale assenza dell'ossigeno (lieve ipossia);
  • tra il 92 e il 90% sono indicativi di ossigenazione insufficiente ed è consigliabile sottoporsi ad emogasanalisi (EGA);
  • al di sotto del 90% non sono fisiologici ed indicano una severa deficienza di ossigeno (grave ipossia), ove risulta importante sottoporsi ad una emogasanalisi.
Il valore di 100 misurato "in aria ambiente" (cioè senza somministrazione artificiale di ossigeno) può essere sintomo di iperventilazione, che può essere dovuta, per esempio, ad attacchi di panico. A volte anche valori intorno al 90% possono risultare normali: è il caso di persone affette da broncopneumopatie croniche ostruttive (BPCO).

L'utilizzo in condizioni non ottimali può portare ad errori di lettura che possono falsare i risultati visualizzati. In particolare:
  • lo smalto per unghie scherma le lunghezze d'onda generate dalla sonda, rendendo imprecisa la misurazione;
  • la vasocostrizione (cioè la diminuzione del calibro dei vasi sanguigni) dei distretti periferici, come per esempio quella delle dita, portano a una diminuzione del flusso sanguigno rilevabile dalla sonda, che quindi elabora dati falsati, rendendo difficile la lettura;
  • il pulsiossimetro permette di conoscere solamente la percentuale di saturazione dell'emoglobina, mentre non rivela informazioni su quale gas sia legato: questo può portare a un'errata interpretazione dei dati. Per esempio, in una intossicazione da monossido di carbonio, la quantità di emoglobina legata rimane comunque elevata, perché il monossido di carbonio presenta un'affinità per l'emoglobina molto più alta rispetto all'ossigeno. L'emoglobina si lega quindi al monossido di carbonio invece che all'ossigeno, che così non viene più trasportato ai tessuti. In questi casi la saturazione indicherà un valore normale, mentre in realtà il paziente potrà perdere i sensi molto velocemente a causa dell'ipossia causata dal monossido di carbonio. Il problema di fondo è che il saturimetro non riesce a distinguere la ossiemoglobina (ossigeno legato all'emoglobina) dalla carbossiemoglobina.
  • Ipotensione: la lettura diventa via via meno affidabile quando si scende sotto i 55-60mmHg di sistolica
  • temperatura corporea: sotto i 35°C si verifica una riduzione della lettura dell'apparecchio
  • movimenti della persona: possono creare mancate letture dell'onda pulsatile che non riesce a verificarne la forma
  • coloranti: il blu di metilene nel sangue può falsare i risultati dando una sottostima dei valori






.....spero che il mio post non vi risulti noioso ....! Alla prossima!